Che cosa è il Jobs Act?

Lavoro-Jobs-ActLa redazione de «iTrevigliesi» ha organizzato un convegno sul tema

Venerdì 7 novembre 2014, presso l’auditorium del Centro Civico della nostra città, si è tenuto un convegno di approfondimento su uno dei temi politici più discussi attualmente: il cosiddetto Jobs Act. Relatori Elena Carnevali e Cinzia Fontana, entrambe parlamentari del PD, entrambe della nostra zona, e il sindacalista della CISL Francesco Breviario.

Ha introdotto la serata Vincenzo Rizzo, della redazione de «iTrevigliesi», dicendo che lo scopo di questo convegno era proprio fare un servizio ai lettori del giornale: cercare di capire in che cosa consiste questa legge che sta scatenando conflitti profondi. Intuiamo che ci sono grandi cambiamenti di rotta, ma non riusciamo a capire come per dare diritti a qualcuno bisogna toglierne ad altri; come è pensabile che imprenditori e lavoratori siano dalla stessa parte; queste sono le questione su cui chiediamo aiuto a chi ne ha la competenza.

Ha iniziato Elena Carnevali (membro della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati), affermando la necessità di discutere, alla luce degli scontri, della contrarietà del sindacato, per andare oltre la superficialità e vedere la complessità. Il Jobs Act nasce in un preciso contesto economico e sociale, è un processo di riforma all’interno di un perimetro che va tenuto tutto insieme. Tenere insieme un Paese, la coesione sociale è responsabilità di tutta la classe dirigente, Governo, Parlamento, sindacati e imprenditori. Riconoscere la controparte è già qualcosa.

Cinzia Fontana(membro della Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati) ha illustrato le deleghe che il Parlamento dà al Governo nel Jobs Act, conferendo il mandato di scrivere i decreti che ne attueranno le linee di fondo:

  • prima delega: ricostruire la certezza del diritto (giustizia civile)
  • seconda delega: semplificazione amministrativa
  • terza delega: riduzione delle tasse, riduzione del costo del lavoro
  • quarta delega: riduzione dei costi energetici
  • quinta delega: sviluppo delle infrastrutture necessarie.

All’interno di tutto questo si colloca la questione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: estendere i diritti dei lavoratori a tempo indeterminato con tutele crescenti per altre tipologie di contratti di lavoro, che si tradurrebbero in sgravi fiscali per i primi tre anni per incentivare la trasformazione del rapporto in tempo indeterminato. Favorire i contratti di solidarietà rispetto alla cassa integrazione. Quindi il demansionamento e il controllo a distanza.

Tutto questo, però, non può essere scisso dalla legge di stabilità. Devono andare avanti assieme. Ne è prevista la discussione in Parlamento nelle stesse settimane. Queste sono politiche attive del lavoro, sarà lo Stato che prenderà in carico il lavoratore per formarlo e indirizzarlo.

Cinzia Fontana ha proseguito dicendo che la difesa del lavoro è sempre stato un punto qualificante. Ci sono sempre stati dei veri problemi, complessi, in materia di lavoro che la crisi ha fatto esplodere. Sono temi che lacerano: dagli anni Ottanta e Novanta non si sono fatti più investimenti.

A che punto siamo: mercoledì 12 novembre sono previsti gli ultimi emendamenti alla legge delega. Fontana ricorda che, trattandosi appunto di una legge delega, si definiscono dei criteri che andranno tradotti in decreti delegati: i contenuti veri saranno lì. Ora siamo alla fase dei principi e dei criteri, alla definizione delle linee di fondo, della direzione da prendere.

Ci vengono forniti alcuni numeri: il 52% di chi è disoccupato lo è da più di un anno. È un fatto nuovo, prima della crisi non era così, non si rimaneva disoccupati così a lungo. Anche gli ammortizzatori sociali devono cambiare, erano pensati per un’altra fase, per rispondere ad altri problemi.

Il Jobs Act non è un provvedimento solo sull’articolo 18, ed è vero che l’esistenza dell’articolo 18 non limita gli investimenti. Sono 5 deleghe ed ognuna è importantissima. Ci sarà anche una revisione degli ammortizzatori sociali. Soprattutto di quelli “in deroga”, che sono gestiti dalle Regioni (che poi fanno un po’ quello che vogliono e creano disparità sul territorio nazionale). Saranno fondamentali le politiche attive: la crisi ci ha fatto ragionare solo sulle politiche passive (gli ammortizzatori sociali), dobbiamo creare un vero sistema di domanda e di offerta di lavoro. Il riordino delle forme contrattuali, facente parte della delega semplificazioni, è una politica attiva, è uno snodo vero. Ora sono 40 le tipologie contrattuali vigenti. Questo è uno degli elementi che rende bassa la produttività. Alla fine dovrà costare meno il contratto a tempo indeterminato e dovrà costare di più il contratto a tempo determinato. Tutto questo sarà valido per i nuovi assunti.

Per quanto riguarda l’art. 18 rimarrà per i licenziamenti discriminatori (che comunque sono tutelati dalla Costituzione), mentre i licenziamenti disciplinari dovranno essere tipizzati, definendo le diverse casistiche e le forme di compensazione da mettere in atto . Come dovrà essere definito in modo molto chiaro il licenziamento per cause economiche. Bisognerà definire la manifesta insussistenza, ed estendere il diritto alla maternità a tutti i genitori. Quindi l’attenzione si sposta sui decreti delegati.

Francesco Breviario esordisce ricordando che i sindacati in questo momento non si trovano in una posizione unitaria. Non solo si dovrà prestare un’attenzione particolare alla delega ma bisognerà aprire un dialogo sociale, pur nel rispetto dei ruoli.

Tre sottolineature:

  • in Italia da sempre ci si occupa di politica dei redditi, mai di chi il reddito non ce l’ha perché è disoccupato, perché non lavora;
  • rivedere il rapporto formazione/lavoro: la scuola e il mondo del lavoro vanno in direzioni opposte;
  • la politica non può coinvolgerci nelle competizioni elettorali e poi dimenticarci.

Prima l’economia surclassava la politica, poi la finanza ha surclassato l’economia, adesso le agenzia di rating surclassano la finanza! La coesione sociale è importante nella divisione dei ruoli; occorre riconoscere il ruolo del sindacato nel concreto.

Il sindacalista chiude evidenziando alcune preoccupazioni: la revisione della legge per l’inserimento lavorativo dei disabili, attenzione ai limiti che verranno posti agli ammortizzatori sociali, rafforzare l’attenzione sul licenziamento disciplinare.

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